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"Gli alberi di ferro della nostra libertà"


Siamo quasi 8 miliardi di persone che consumano indisturbate le risorse della terra e siamo liberi di connetterci in tutto il mondo grazie ad un oggetto che abbiamo in tasca, grazie ad alberi di ferro, i nostri “alberi della libertà”.
Li vediamo ogni giorno, in città, in periferia, sono intorno a noi e sono più alti degli alberi e dei tetti delle nostre case. Ormai non ci facciamo più nemmeno caso.
Ma questa libertà è una vera democrazia o solo una libertà apparente?


Progetto fotografico esposto alla Rocca di Cento mercoledì 4 settembre nell'ambito del collettivo artistico "LA STORIA GENERA ARTE", una serie di opere di artisti contemporanei ispirate agli Alberi della Libertà e ai graffiti parietali di Castello Estense Alo (Carlo Andreoli), Daniele Cestari, Gianni Cestari, Matteo Nannini, Nicola Nannini, Marco Pellizzola, Stefano Tassi, Uli (Fulvio Balboni), Daniele Zappi hanno un’interpretazione soggettiva all’emblema tipico della rivoluzione giacobina l’Albero della Libertà, rito ispirato al calendimaggio.


Nell'ambito delle mostra curata dal professor Luigi Davide Mantovani ‘L’Arborea Metafora. L’albero della Libertà del Castello Estense’, e l’esposizione ‘La storia genera arte’, promosse dall’assessorato ai Servizi Bibliotecari del Comune di Cento, dal Comitato ferrarese dell’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano, dall’Associazione Ferrariae Decus, in collaborazione con il Comune di Ferrara (Museo del Risorgimento e della Resistenza) e la Fondazione Ferrara Arte.
L’evento ricostruisce il fenomeno della eccezionale diffusione degli Alberi della Libertà in Francia e in Italia alla fine del ‘700, quali primari emblemi dell’ideologia liberale repubblicana e sedi per feste, matrimoni, discorsi rivoluzionari: e perciò bersagli degli attentati dei controrivoluzionari.

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